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Roberto Bisignani racconta storie tormentate e destini intrecciati nel segno di "A.D."

Mercoledì, 26 Febbraio 2014 | di @Alessandra Curcio

 

“Odio e amo. Per quale motivo io lo faccia, forse ti chiederai. Non lo so, ma sento che accade, e mi tormento.” (Catullo)Il contrasto straziante e insanabile cantato da Catullo secoli fa attraversa come una profonda ferita le pagine del romanzo di Roberto Bisignani, appassionato lettore di grandi classici americani e doppiatore negli anni ’80, ma soprattutto grande cultore della lingua italiana, devozione celebrata con la scrittura, a cui egli continua a dedicarsi costantemente da molti anni con alcune opere all’attivo. “A.D” è un racconto intenso e coinvolgente che ci trasporta su un’isola australiana nel periodo compreso tra le due guerre mondiali. Sotto questo cielo cangiante si sviluppano e si intrecciano le storie di vari personaggi, legati da quelle iniziali che ne marchiano inesorabilmente il destino. Adam Roth, il padrone benestante che dall’ombra tiene le fila dei suoi possedimenti e controlla l’operato dei suoi uomini impiegati nella miniera. Un compito ingrato e apparentemente distaccato, quello del comando, che non svela fino in fondo la sua natura di uomo ferito, deluso da una Vita amara e tragica, che gli ha inferto terribili delusioni e che gli ha strappato dalle braccia gli affetti più cari, menomandolo nel corpo e nella mente. Autumn, giovane accusato di omicidio per aver ucciso accidentalmente un poliziotto che stava aggredendo l’indifeso padre, che inviato per motivi di detenzione sull’Isola del Re, vi troverà l’Amore e il Riscatto dall’infamia, per poi doversi arrendere all’ineluttabile destino che falcia senza pietà le giovani vite di sua moglie e di sua figlia. Aritomo, soldato giapponese cresciuto da una famiglia col mito dell’eroe-kamikaze che perde la sua vita per dare onore e dignità al suo Paese, inviato sul suolo australiano per una missione che segnerà per sempre le vite dei protagonisti.

Capitan Benati, il misterioso acrobata che riporterà la serenità e la gioia di vivere su un’Isola lacerata e divisa da conflitti interni e paura della Guerra. Al centro della vicenda si staglia netta la figura di un uomo, Daktar, detenuto inviato ai lavori forzati dalla Madrepatria inglese perché condannato ingiustamente per l’omicidio di una ex prostituta. Costretto fin dalla nascita da una deformazione facciale ad una vita di sotterfugi e alienazioni, di buio e solitudine, abbandonato dalla madre e obbligato da una società crudele e superficiale a dover delinquere per emergere, per poter avere un posto dove sentirsi parte di qualcosa. Alla perenne ricerca di uno stabile equilibrio tra Bene e Male, in lui quel conflitto lancinante che contrappone Amore e odio sembra placarsi nell’affetto incondizionato che nutre per Tristan, un bambino autistico, figlio di un amico medico, che lo accompagnerà nella permanenza sull’Isola. La serenità, però, non raggiungerà mai completamente il cuore e l’animo di questo mostro dall’indole protettiva e generosa, che si arrenderà alla piaga di un Destino che non lo ha mai fatto sentire giusto o felice, scegliendo la pace di una consapevole Morte al quotidiano tormento di una Vita subita. Dall’alto, una goccia di pioggia, carica di mille emozioni, carica di tutti i ricordi, le parole, i visi e le voci che questa storia custodisce e racconta, scivola dal cielo insieme a tante identiche sorelle, lasciando calare il sipario, almeno per il momento sulle vicende di questi sventurati uomini. Mentre le spalle di Autumn si allontanano per sempre dalla terra che ha inghiottito nelle sue viscere gli amori della sua vita, all’orizzonte si faccia una speranza, che colora a tinte forti tutto il grigio delle pene vissute.

 

 

 

 

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